di Patrizia Bonelli- patbonelli(at)gmail.com

di Patrizia Bonelli- patbonelli(at)gmail.com
"Il Mediterraneo è mille cose nello stesso tempo. Non un paesaggio, ma molti paesaggi. Non un mare, ma molti mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà una dopo l'altra".

"The Mediterranean is thousand things together. Not a landscape but many landscapes. Not one sea but many seas. Not a civilization, but a series of civilizations one after the other" Fernand Braudel

lunedì 26 novembre 2018

Plastic Free is the Way to be

21-22 November 2018 Meetings in Brussel
Plastic Free is the Way to be
On the 21st of November the Seas, Rivers, Islands and Coastal Areas Intergroup (Searica) met with MIO-ECSDE and the informal Circle of Mediterranean Parliamentarians for Sustainable Development (COMPSUD) at the European Parliament in Brussels. 

This was a unique occasion where Members of the European Parliament and Members of Parliament of non-EU countries came together with marine litter experts, environmental NGOs, journalists and other key stakeholders to explore the next steps in achieving a litter-free Mediterranean Sea. The event was attended by some 65 participants from 20 or so countries. Read more at: https://bit.ly/2RaH2Gr

For a long time we have known that plastic in the ocean is a problem; we know the causes of it deleterious effects on the marine environment.
With the Plastic Strategy and its approach to phase out or ban certain plastic products, the EU has set a benchmark against plastic pollution. A lot is  happening already at this crucial moment. We need to leave the plastics behind and rethink the future of plastics towards plastics free oceans and seas.




A second meeting organised by GWP/ Med was held on the 22nd in Brussels   implementing NEXUS programme in MENA ( Middle East and North Africa) countries about Water, Energy, Food and biodiversity. How to avoid that the consumption of one of them may diminish or damage the others. We are aware, in fact, that when we take something out from our planet  we’ll pay in some way, particularly in biodiversity.


21-22 Novembre 2018 Riunioni Ambientaliste a Bruxelles

Mettiamo al Bando la Plastica

Il 21 Novembre l’Intergruppo Mari, Fiumi, Isole e Aree Costiere (Searica) insieme al MIO-ECSDE (Ufficio Mediterraneo per l’Ambiente) e al COMPSUD  (Circolo informale  dei Parlamentari  Mediterranei per lo Sviluppo Sostenibile ) si sono riuniti al Parlamento Europeo a Bruxelles. E’ stata un’occasione unica in cui parlamentari europei e parlamentari di paesi mediterranei non europei si sono incontrati con esperti di rifiuti marini,  ONG ambientali,  Giornalisti  ed altri soggetti interessati,  per esplorare i passi futuri  per raggiungere l’obiettivo di un Mediterraneo libero dai rifiuti. L’evento è stato seguito da 65 partecipanti da circa 20 paesi.  Continua a leggere: https://bit.ly/2RaH2Gr
Da molto tempo sappiamo come  la plastica nell’oceano costituisca  un problema e ne conosciamo gli effetti deleteri sull’ambiente marino.
Con la Direttiva “Strategia per la Plastica” per l’eliminare o  mettere al bando alcuni prodotti in plastica, la Commissione Europea ha posto   un limite all’inquinamento da plastica.  Molto è già stato fatto, ma dobbiamo lasciarci alle spalle  la plastica  e ripensare il futuro con oceani e mari senza plastica.


Un secondo incontro organizzato da GWP/Med (Partenariato Generale sull’Acqua per il Mediterraneo) si è tenuto il 22 a Bruxelles   per l’ attuazione del programma NEXUS nei paesi  MENA    (Medio Oriente e Nord Africa) sull’acqua, l’energia, il cibo e la biodiversità. Come evitare che il consumo eccessivo di una risorsa   danneggi le altre: siamo consapevoli, infatti, che quando prendiamo qualcosa dal pianeta lo paghiamo in qualche modo, particolarmente in biodiversità.


domenica 18 novembre 2018

‘A plastic-free Mediterranean Sea in the making’

‘A plastic-free Mediterranean Sea in the making’
Mediterranean Members of Parliament and key stakeholders discuss 
the state of play and realistic steps forward

                                    21 Novembre 2018, 16 -19 
European Parliament Brussels

Most Mediterranean countries, on both shores, are at a moment when Parliaments are deciding on measures to curb the use of single use plastics and mainly plastic bags. Are the most informed decisions being made? What should the next steps be?
The root causes of marine litter in the Mediterranean are the same as anywhere else in the world: a complex combination of production and consumption patterns, irresponsible behavior of individuals and economic sectors, lack of policy and legislative frameworks, weak solid waste management practices, misconceptions related to possible solutions, fragmented understanding of the problem due to the lack of fit-for-purpose data. 



Large amounts of plastic waste leak into the marine environment from sources on land and at sea, generating significant environmental and economic damage. They are estimated to account for over 80% of marine litter. Single-use plastic items are a major component of the plastic leakage and are among the items most commonly found on beaches, representing some 50% of the marine litter found.
Being one of the most affected seas by marine litter worldwide, Mediterranean decision makers are gradually reacting. Understanding and knowledge of the problem has been substantially enhanced in the past few years, with several studies shedding light on the amounts, distribution, sources and impacts. As a result, bold moves are taking shape on the EU side driven by the Marine Strategy Framework Directive and measures and pilot actions are advancing in the non-EU countries under the Regional Plan for Marine Litter Management in the Mediterranean of the Barcelona Convention. 
The Searica Intergroup together with the informal Circle of Mediterranean Parliamentarians for Sustainable Development (COMPSUD) and the contribution of other key actors is exploring through this meeting realistic options on how to effectively curb plastic pollution in the Mediterranean region.


Un’onda di plastica, un libro di Raffaella Bullo e Silvio Greco


Dal sito web di Slow Food riprendiamo la recensione di "Un'onda di plastica", un libro uscito da poco e di cui vi raccomandiamo la lettura (e l'acquisto, solo 12€).

Siamo circondati dalla plastica. Non solo quando guardiamo gli oggetti che ci circondano o quelli che utilizziamo abitualmente. Ma anche là dove si pensa non esista, ad esempio nel mare. Dei 300 milioni di tonnellate prodotte ogni anno, tra i 5 e i 13 milioni finiscono in mare. Si trovano sulla superficie del mare, sulle spiagge, sul fondo marino, a tutte le latitudini, anche in zone remote come l’Artico e l’Antartico.

Ormai è entrata nel nostro ciclo alimentare, perché le microplastiche vengono ingerite dai pesci e quindi anche da noi. La plastica sta provocando un impatto ambientale grave, causa la cattiva gestione dei rifiuti a terra. Per fortuna a livello legislativo si sta cercando di porre fine alla produzione di oggetti di plastica monouso, come cannucce e cotton fioc…




Di questo e di molto altro, con dati precisi, analisi approfondite e studi a livello internazionale si parla nel libro, da poco in libreria, Un’onda di plastica, scritto per Manifestolibri da Silvio Greco (biologo marino, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Biologia, Ecologia e Biotecnologie Marine Anton Dohrn e docente di Sostenibilità ambientale all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo) e Raffaella Bullo (dottoressa in Scienze Ambientali Marine, divulgatrice ambientale).

A seguire la prefazione del libro.



Come abbiamo impacchettato la terra, i mari, la vita
«Vi propongo un esercizio molto semplice. Incrociate le braccia. Osservate quale polso è sopra. Ora riabbassate le braccia. Adesso incrociatele nuovamente. Osservate quale polso è sopra. Tutti quelli che avevano sopra il polso destro entrambe le volte, alzino la mano. Tutti quelli che avevano il sinistro, alzino la mano. Circa la metà.

Quindi, acquisite un’abitudine che va bene per voi. Così è la crescita negli ultimi due secoli. Abbiamo assunto una serie di consuetudini, dalla natura dei sistemi finanziari agli indicatori che abbiamo scelto per il successo, alle norme che impartiamo ai nostri figli. Tutta una serie di abitudini che abbiamo sviluppato e che hanno funzionato bene. Ma alle volte le circostanze cambiano. E ora sono cambiate. Dobbiamo elaborare nuove pratiche, perciò seguitemi. Incrociate le braccia al contrario.

Vi siete accorti di tre cose, che sono valide anche nella nostra ricerca di un mondo sostenibile. Primo, è possibile. Secondo, bisogna rifletterci e probabilmente commettere degli errori quando si comincia. Terzo, è un po’ scomodo all’inizio». È il 2012 e chi parla è Dennis L. Meadows, autore, insieme a Donella H. Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens, del famoso rapporto I limiti dello sviluppo, pubblicato nel 1972.

Nella conferenza organizzata dallo Smithsonian Institution, Meadows, dopo 40 anni dalla pubblicazione del rapporto, si chiedeva e illustrava ai partecipanti della conferenza se fosse troppo tardi per lo sviluppo sostenibile.

Non avremmo mai scritto questo piccolo libricino sulle plastiche, divulgativo e semplice, se non credessimo per davvero che la soluzione e le strade per una sostenibilità umana e ambientale non siano percorribili.

La plastica è di certo un argomento che oggi ha assunto aspetti di urgenza e ben si presta per affrontare temi scientifici e ambientali più ampi e diversi. Come vi accorgerete nelle pagine che seguono, non è un problema apparso solo negli ultimi due anni. In realtà, nelle pagine scientifiche, già negli anni ’60 cominciava a trasparire la preoccupazione degli scienziati marini e terrestri. La plastica era già sotto osservazione, come anche altri fenomeni ambientali riconducibili all’impatto dell’uomo.

Non è un caso che I limiti dello sviluppo sia stato pubblicato nel 1972 e abbia venduto più di dieci milioni di copie in trenta lingue diverse. Immaginatevi un momento di ritrovarvi nelle strade frizzanti e nelle università americane e europee a fine anni ’60. S’incrociano temi come la guerra nel Vietnam, filosofie che mettono in discussione i capisaldi del capitalismo, antesignani della critica alla globalizzazione, i diritti civili ai neri, un’idea di vita diversa e, soprattutto, una visione analitica che non poteva non coinvolgere il mondo scientifico. Il rigore del metodo scientifico del rapporto è stato rispettato con i complicati calcoli della dinamica dei sistemi, nuova branca dei modelli matematici in quel periodo. Nonostante tutto ha consegnato dati e prospettive ambientali ben peggiori di quelli sbandierati dai manifestanti di allora.

Ci siamo anche rivolti al mondo umanistico. L’analisi sociale del degrado ambientale in divenire si rintraccia nelle righe dei libri di scrittori illuminati, nella musica, nella filosofia, nei film. Possiamo ritenerli, a tutti gli effetti, i primi osservatori empirici.

Nelle loro righe si scoprono parallelismi tra corruzione dell’uomo-consumatore e decadimento ambientale in atto. La letteratura di quel periodo nasconde ambientalisti insospettabili. Per questo motivo valutiamo che umanesimo e scienza debbano avvolgersi e aiutarsi a vicenda, mano nella mano, per sviluppare e sostenere una presa di coscienza forte al fine di intraprendere universalmente un rapido cambiamento oramai necessario e impellente. L’ambiente non può più essere considerato solo un campo in mano a movimenti facilmente criticabili e derisi da parte di un establishment economico classico restio alla comprensione degli spazi finiti terrestri. Le scienze ambientali sono una scienza, e pure tra le più aggrovigliate considerata l’enormità dei fattori e delle connessioni infinite degli aspetti che la riguardano. E l’uomo è all’interno di questo complicato sistema con tutte le sue attività, pensiero incluso.


La plastica è la rappresentazione oggettuale per antonomasia di un apparato che non ha agito secondo bisogno e secondo natura ma secondo profitto, ipnotizzando consumatori a un progresso che doveva essere perfetto e  indiscutibile. Sappiamo benissimo che la plastica ha permesso attività prima impossibili.

Non è la plastica in sé a essere il male; è l’uso eccessivo e le poche possibilità di sostituzione presenti sul mercato a essere sotto la nostra lente d’ingrandimento.

Gli ultimi dati sulla sesta estinzione di massa prevista per la fine del 2100 causata dal cambiamento climatico originato dall’uomo, previsione presentata proprio dal MIT con la pubblicazione Thresholds of catastrophe in the Earth system (Le soglie della catastrofe nel sistema Terra), fanno sì che tutto debba essere affrontato il prima possibile. L’impatto della plastica, tra le tante emergenze che abbiamo, è una di queste, è enorme e ancora non ne è del tutto chiaro l’effetto futuro. La scienza sta provando a capire, impegnandosi nella traduzione dei fenomeni in atto. Perché sì, gli scienziati sono traduttori veri e propri, al pari dei linguisti. Ci traducono messaggi, ai più incomprensibili, rimettendo un panorama completo: lo stato attuale, le previsioni secondo modelli matematici e le azioni da intraprendere.

Ora serve la filosofia e il coinvolgimento umano. Il dispiacere che proviamo nel nostro intimo nel vedere albatros, tartarughe, balene morte e spiagge deturpate deve diventare azione. Dal pathos possiamo e dobbiamo ripartire per ripercorrere il percorso mentale, già individuato da Aristotele e Eraclito, per interiorizzare la razionalità universale, ossia passare coerentemente al logos, alla forza del ragionamento e del pensiero. Solo sentendo nel più intimo il dolore e la rabbia, solo la razionalizzazione del sentimento scomodo che ci pervade, solo attraverso la comprensione universale del problema grazie ai dati scientifici, frutto di osservazioni e ricerche empiriche sul campo e valutate da esperti, possiamo passare alla terza fase, quella dell’ethos, dell’etica, del comportamento, delle azioni reali da intraprendere velocemente per risolvere i disastri ambientali che stiamo creando. Abbiamo bisogno di tutte e tre le fasi aristoteliche, pathos, logos e ethos per salvare Gaia, la nostra unica casa.

Ci perdonino i puristi delle varie discipline scientifiche e umanistiche. Siamo perfettamente consapevoli che comprenderanno e condivideranno il nostro fine ultimo.