La ricerca ha interessato il territorio dei comuni di Gioiosa Ionica, Mammola, Martone, Grotteria, Marina di Gioiosa Ionica, San Giovanni di Gerace, (tutti tra il Parco Nazionale dell'Aspromonte e il Parco regionale delle Serre calabresi) ed è stata realizzata con il sostegno del Comune di Gioiosa Jonica (RC) e della Comunità Montana della Limina, in particolare del presidente Domenico Alì.
Responsabili del campo: Michele Panuccio e Sarah De Marchi. Coordinatore scientifico il dott. Mario Marconi, dell'Università di Camerino. Al campo hanno partecipato circa venti volontari provenienti da varie regioni d’Italia, fra cui molti studenti di corsi di Laurea di ambito scientifico-naturalistico.
L’ululone dal ventre giallo apprezza
gli specchi d’acqua più esposti al sole
L’ ululone dal ventre giallo popola specialmente le pozze in cui l’acqua è presente per periodi di tempo limitati, evitando siti freddi, in cui vi è un flusso costante di acqua. E a ben ragione: nelle acque permanenti come per esempio i fiumi, la probabilità che i girini vengano catturati dai predatori, come pesci o larve di libellula, è nettamente più elevata. Tuttavia anche piccoli specchi d’acqua temporanei, caldi e poco profondi, possono rappresentare un pericolo. Infatti se si prosciugarno troppo velocemente, i girini sono destinati a morire prima di completare lo sviluppo. I luoghi di deposito delle uova devono avere acqua per almeno tre mesi.
Oltre 20 volontari sono stati impegnati in alcune azioni di conservazione: è stata ripulita una vasca per la raccolte dell’acqua (gebbie) al Casello del Principe dei Cardini (Comune di Martone – RC) insieme agli operai del Corpo Forestale dello Stato; in questo modo è stato ridotto al minimo il disturbo provocato normalmente durante le annuali operazioni di manutenzione delle raccolte d’acqua artificiali alle specie che vi vivono; inoltre sono stati affissi dei cartelli nelle aree pic-nic delle zone montane (Comune di Gioiosa Ionica, Martone e Grotteria) per invitare al rispetto degli anfibi e degli ambienti in cui si riproducono.
Una mostra fotografica (esposta nei comuni di Gioiosa I. e di Mammola) sugli anfibi, è stata presentata a Palazzo Amaduri in un incontro pubblico che ha visto la partecipazione di oltre cinquanta persone; durante la serata il dott. Mario Marconi, del Museo di Scienze Naturali dell’Università di Camerino, ha esposto nozioni sulla biologia e sulla protezione degli anfibi ed ha presentato il lavoro del campo.
ABSTRACT Field research on the batracofauna of the basin of the river Torbido (Province of Reggio Calabria, Italy) was carried out between April and August 2001, in order to evaluate amphibian species distribution and habitat choice.Three urodelan and six anuran species were found in fifty sites, sixty-two per cent of which were reproductive sites. Rana italica is the most widespread species, while Salamandra salamandra gigliolii and Bombina pachypus are more selective for the reproductive sites. Statistically significant simpatry was observed between Salamandra salamandra gigliolii and Rana italica in small creeks. Natural and artificial small ponds were colonized by other species such as Rana dalmatina, Bufo bufo, and Hyla intermedia. Bufo viridis inhabits mainly lowlands, while mountain creeks are colonized by Salamandrina terdigitata and Triturus italicus. Amphibian populations dwelling in rivers and creeks could be endangered by anthropic impact.
Ringraziamenti: Si ringraziano: la Comunità montana della Limina, in particolare il Presidente, prof. Domenico Alì; il Comune di Gioiosa Ionica, il Sindaco, ing. Domenico Loccisano e il funzionario del Comune, sig. Vincenzo Logozzo.
I volontari che hanno partecipato al Campo Anfibi svoltosi dal 1 al 12 agosto. Inoltre il servizio forestale di Martone e Grotteria, in particolare il dirigente Gennaro Palermo e gli operai Pasquale e Mario Maggio; infine un ringraziamento speciale va al prof. Giuseppe Panuccio ed a Vincenzo Ursino, l'autista del pulmino comunale che ci ha assistito per tutta la durata del campo.
I luoghi della ricerca: la Comunità montana della Limina
La Comunità Montana della "Limina" comprende sette Comuni della provincia di Reggio Calabria e precisamente: Canolo, Gerace, Gioiosa Jonica, Grotteria, Mammola, Martone, San Giovanni di Gerace. La sua sede è nel comune di Mammola. Il territorio della Comunità Montana si estende dalle montagne di Croceferrata al Passo della Limina allo Zomaro, territorio, questo, le cui montagne sono coperte da ampie distese di faggi, pinete, lecci, abetaie, castagni, querce e nei cui luoghi trovano il loro habitat naturale il cinghiale e la volpe, la lepre e il lupo, il ghiro e il fagiano, il falco e il corvo e tanti altri ancora. Queste montagne risultano ricche di funghi (porcini, pineroli, rositi, tricoloma, ecc.).
Un posto rilevante è attribuito all'agricoltura, alla zootecnia, all'artigianato e all'agriturismo; importanza notevole assume il patrimonio artistico, storico e culturale; il territorio della Comunità Montana conserva molte testimonianze archeologiche della Magna Grecia e di Bisanzio. Inoltre i Comuni di Mammola, Canolo e Gerace ricadono nel Parco Nazionale dell'Aspromonte.
I "Piani della Menta", vicino Passo Croceferrata, confine tra le province di Reggio Calabria e di Vibo Valentia, una delle località dove è stato effettuato il monitoraggio degli anfibi in stagni, ruscelli e "gebbie", le vasche per la raccolta di acqua per uso agricolo.
Nella foto: Michele Panuccio e Sarah De Marchi, responsabili del campo, davanti ad un cartello che invita a non sporcare il ruscello.
Panorama delle serre calabresi
L'obiettivo non riuscito del nostro campo sarebbe stato di suscitare l'interesse degli Enti Locali per dichiarare la zona del Monte Gremi e del Monte Pecoraro e dintorni area di rilevanza erpetologica nazionale. Speriamo che si possa prima o poi riprendere l'iniziativa su questo tema.
e delle Serre calabresi
Riteniamo pertanto importante qualsiasi provvedimento mirato alla protezione di queste specie sensibili e maggiormente alla tutela dei loro habitat; in tal senso gli enti locali e gli organi preposti alla protezione ed al controllo del territorio possono essere determinanti per la salvaguardia degli anfibi e dell’ambiente in cui vivono attraverso innumerevoli iniziative, tra cui, ad esempio, norme di salvaguardia degli animali, delle acque, dei boschi, divulgazione nelle scuole, attività di monitoraggio periodico.
Salamandre pezzate in Calabria - Serre calabresi
La Salamandra pezzata appenninica nell’area di studio è distribuita nei boschi di faggio e castagno, dove sono presenti ruscelli d’acqua permanenti con acque pulite e privi di trote. Questa sottospecie endemica italiana è oggi scomparsa da moltissime località dell’Umbria, delle Marche, del Lazio, dell’Abruzzo e della Campania; per questa tendenza alla rarefazione è stata inserita nel Libro rosso degli animali d’Italia.
In Abruzzo abbiamo invece trovato tantissime salamandre con dominanza di nero, soprattutto femmine, mentre i maschi che incontro hanno solitamente macchie gialle più grandi e di colore più vivido.
La Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina perspicillata) appare estremamente localizzata in un’area ristretta del territorio oggetto dell’indagine, concentrata all’interno di boschi di carpino e orniello con ruscelli di acqua limpida privi di fauna ittica; questa specie rappresenta un endemismo esclusivamente appenninico ed è ritenuta un efficace indicatore di buona salute dell’ambiente; comunque la sua distribuzione nel territorio della Comunità montana dovrebbe essere oggetto di indagini più approfondite. La specie è inserita nell’allegato II (“specie animali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione”) della direttiva Habitat promulgata dall’Unione Europea; è anche menzionata nel Libro rosso degli animali d’Italia.
della famiglia Salamandridae.
È il più grande tritone italiano (fino a 14-18 cm compresa la coda) e presenta parti ventrali del tronco di colorazione gialla o giallo-aranciata, con macchie nere isolate o fuse a formare figure di varie forme.
E' stato rinvenuto in un’area ristretta per altro minacciata dalla presenza di trote; per questa specie, endemica dell’Italia centro-meridionale, sarebbe utile un maggiore approfondimento sulla consistenza e diffusione delle popolazioni, in quanto il suo status appare a rischio nell’area in esame. Silvio Bruno citava la scomparsa o rarefazione della specie in varie regioni d’Italia tra cui la Calabria già nel 1983; nell’Atlante degli Anfibi della Provincia di Cosenza al contrario viene riportato come l’urodelo più comune della regione (Tripepi S., 1999). La specie viene citata nella direttiva Habitat dell’UE all’allegato IV come “specie animale d’interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa”; è anche inserita nel Libro rosso degli animali d’Italia.
Gli anuri
Gli Anuri (Anura) sono un ordine degli anfibi cui appartengono le forme comunemente dette rane, rospie raganelle. Hanno lunghzampe posteriori molto e adattate al salto. Spesso emettono segnali vocali importanti. Sono privi di coda. Depongono le uova in acqua e hanno un accoppiamento con fecondazione esterna.
Sono state rinvenute le seguenti specie di Anuri: Ululone dal ventre giallo appenninico (Bombina variegata pachypus) - Rospo smeraldino (Bufo viridis) - Rospo comune (Bufo bufo spinosus) -Raganella (Hyla intermedia) - Rana agile (Rana dalmatina) - Rana appenninica (Rana italica)
nella foto la cascata della Scialata-Comune di San Giovanni di Gerace
Valle del Torbido
L’Ululone dal ventre giallo appenninico è una specie che abbiamo rinvenuto in alcune stazioni tutte situate al di sopra dei 700 metri s.l.m.; questa specie frequenta biotopi acquatici diversi fra loro, questi spesso sono ambienti molto instabili (per esempio fontanili e “gebbie” in disuso) per cui piccole modificazioni all’ambiente possono causare la scomparsa di intere popolazioni.
Questa sottospecie endemica della catena appenninica è inclusa nell'allegato II della direttiva Habitat, promulgata dall’UE, come “specie animale d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione”.
L’Ululone è altresì riportato nel Libro rosso degli animali d’Italia come specie in forte calo numerico ovunque, con drastici decrementi numerici soprattutto nella fascia appenninica.
Il Rospo smeraldino è una specie termofila, ed è stato da noi incontrato in diversi tratti degli alvei delle fiumare del bacino idrografico del Torbido; la specie appare ben distribuita in questi ambienti anche se con popolazioni mai molto numerose e localmente assente in alcuni biotopi apparentemente idonei; la specie è inserita nell’allegato IV della direttiva Habitat.
La presenza del Rospo comune è apparsa abbastanza omogenea, anche se bisogna rilevare che abbiamo riscontrato questa specie quasi esclusivamente nelle aree montane; essendo una specie ubiquitaria ciò potrebbe indicare una rarefazione delle popolazioni delle zone a bassa quota forse dovuta ad una molto più pesante antropizzazione del territorio rispetto a quelle montane.
Anche la Raganella è più frequente in territori al di sopra dei 600 metri s.l.m.; appare necessario
continuare la ricerca per capire se anche questa specie non sia in rarefazione in seguito alla distruzione del suo habitat. Essendo una specie strettamente arboricola, il suo habitat è caratterizzato dalla presenza di fasce arbustive o boschive nei pressi dei siti di riproduzione, spesso devastate dai frequenti incendi. Questa ipotesi è effettivamente la causa della diminuzione della specie in Italia, e delle specie congeneri nell’Europa centrale e settentrionale; per questo motivo la raganella è inserita nell’allegato IV della direttiva Habitat dell’UE, come “specie animale d’interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa”, così anche nel Libro rosso degli animali d’Italia definita come specie a status indeterminato.
Foto di Michele Panuccio |
Ricerche condotte nella Provincia di Cosenza mostrano una marcata tendenza a preferire le zone montane (Tripepi S., 1999). Questa specie è stata inserita nell’allegato IV della direttiva Habitat dell’UE.
La Rana appenninica è una specie endemica dell’Appennino, ed è forse la specie più comune nell’area di studio. Ben diffusa sul piano montano e submontano, è invece più localizzata nelle zone a bassa quota; infatti solo in poche fiumare ne è stata incontrata una presenza consistente. Questo fatto è probabilmente da imputare soprattutto all’inquinamento dei corsi d’acqua, poiché la Rana appenninica predilige le acque pulite; è infatti da considerarsi un indicatore ecologico. La specie è presente nell’allegato IV della direttiva Habitat dell’UE, nonchè nel Libro rosso degli animali d’Italia.
Problemi di protezione del territorio
Un'area pic nic nel comune di Martone
Abbiamo constatato con preoccupazione la presenza di fattori di disturbo antropico che, se intensificati nel tempo, potrebbero causare un declino delle popolazioni di anfibi presenti, nonché un degrado, spesso profondo, di tutti gli ambienti che attualmente li ospitano.
Per queste specie di anfibi appare indispensabile la protezione dei boschi di faggio, castagno e alle quote più basse dei boschi di carpino e orniello; questi ambienti vengono minacciati soprattutto dagli incendi, ma sarebbe fondamentale evitare anche eventuali ceduazioni a raso e successivi impianti di Pino nero e altre conifere.
Di vitale importanza anche la protezione dei corsi d’acqua e delle raccolte d’acqua artificiali; una grave minaccia per i torrenti è rappresentata dalla captazione per uso domestico o industriale, questo fenomeno, laddove indispensabile, andrebbe pianificato in modo tale da ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente; ad esempio nella zona di Agoleo (Comune di Gioiosa Ionica- RC), tali interventi eseguiti pochi anni fa hanno compromesso l’ecosistema. Infatti, oltre ai già dannosi lavori di sbancamento, la quantità di acqua lasciata scorrere sul letto del torrente risulta troppo esigua per permettere la sopravvivenza di specie di anfibi; durante la nostra ricerca abbiamo avuto modo di constatare che in questa località le popolazioni di anfibi risultano ormai quasi del tutto scomparse.Sarebbe in questo caso opportuno realizzare dei piccoli interventi di ripristino ambientale, primo fra tutti quelli volti a garantire una più consistente presenza di acqua.
Un bell'esemplare di salamandra pezzata della varietà gigliolii - quasi completamente gialla- fotografato nelle serre calabresi.
Fiumara Gallizzi sopra Gioiosa Ionica |
Relazione di Michele Panuccio (1976/+2019), laureato in
Scienze naturali e D. Ph. - dottore di
ricerca - in Ecologia applicata- ricercatore presso l’Università di Pavia, fotografo naturalista, direttore della
rivista di ornitologia “Avocetta”.
Michele ci ha lasciati il 19 giugno 2019 ed è sepolto a Gioiosa Ionica. La sua biografia “Dove volano i falchi. Le passioni
di un naturalista” si può
richiedere inviando il proprio indrizzo all’email
medraptors@gmail.com
Michele aveva dedicato la sua attività di ricerca all’ornitologia e in particolare alla migrazione dei rapaci, che aveva
studiato in Italia, sull’Aspromonte e in molte isole.
Poi era stato in Grecia, in Georgia, in Iran, in Israele, in Tailandia.