di Patrizia Bonelli- patbonelli(at)gmail.com

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"Il Mediterraneo è mille cose nello stesso tempo. Non un paesaggio, ma molti paesaggi. Non un mare, ma molti mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà una dopo l'altra".

"The Mediterranean is thousand things together. Not a landscape but many landscapes. Not one sea but many seas. Not a civilization, but a series of civilizations one after the other" Fernand Braudel

Anfibi in Calabria


Campo anfibi nella Valle del Torbido (Provincia di Reggio Calabria) 
in collaborazione con il Museo di Scienze Naturali dell'Università di Camerino (MC).

La ricerca ha interessato il territorio dei comuni di Gioiosa Ionica, Mammola, Martone, Grotteria, Marina di Gioiosa Ionica, San Giovanni di Gerace,  (tutti tra il Parco Nazionale dell'Aspromonte e il Parco regionale delle Serre calabresi) ed è stata realizzata con il sostegno del Comune di Gioiosa Jonica (RC) e    della Comunità Montana della Limina, in particolare del presidente Domenico Alì.

Responsabili del campo: Michele Panuccio e Sarah De Marchi. Coordinatore scientifico il dott.  Mario Marconi, dell'Università di Camerino. Al campo hanno partecipato circa venti volontari provenienti da varie regioni d’Italia, fra cui molti studenti di corsi di Laurea di ambito scientifico-naturalistico.


Nella Valle del Torbido, al confine tra il confine nord del Parco d'Aspromonte (comune di Mammola) e il Parco delle Serre (Serra s. Bruno), nei monti, nelle fiumare, nei boschi, nei ruscelli, c'è un popolo di anfibi che raramente desta l'attenzione delle persone. Si tratta degli anfibi, rospi, rane, raganelle, tritoni e salamandre che in primavera, dopo aver trascorso l'inverno nascosti nel sottosuolo, a primavera escono allo scoperto per raggiungere le zone umide e i corsi d'acqua dove si riproducono.
Gli anfibi si distinguono in  anuri, rane e rospi, e urodeli (dalla coda evidente), ovvero tritoni e salamandre.
Nelle faggete della zona vive la salamandra pezzata giglioli, dalla livrea giallo-nera, che nella variante della zona è famosa per essere quasi del tutto gialla.


Salamandra pezzata gigliolii


L’attività svolta è stata innanzi tutto quella di supporto ad un primo monitoraggio sulle specie di anfibi presenti nell’area nord del bacino del fiume Torbido;  particolare attenzione è stata data alla salamandra pezzata  (salamandra salamandra giglioli),  all’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata pachypus); di questa specie sono stati raccolti anche dati sull’ecologia e sull’alimentazione. 


L’ululone dal ventre giallo apprezza
                       gli specchi d’acqua più esposti al sole

 


L’ ululone dal ventre giallo popola specialmente le pozze  in cui l’acqua è presente per periodi di tempo limitati, evitando siti  freddi, in cui vi è un flusso costante di acqua. E a ben ragione: nelle acque permanenti come per esempio i fiumi, la probabilità che i girini vengano catturati dai predatori, come pesci o larve di libellula, è nettamente più elevata. Tuttavia anche piccoli specchi d’acqua temporanei, caldi e poco profondi, possono rappresentare un pericolo. Infatti se si prosciugarno troppo velocemente, i girini sono destinati a morire prima di completare lo sviluppo. I luoghi di deposito delle uova devono  avere acqua per almeno tre mesi. 


Oltre 20 volontari sono stati impegnati in alcune azioni di conservazione: è stata ripulita una vasca per la raccolte dell’acqua (gebbie) al Casello del Principe dei Cardini (Comune di Martone – RC) insieme agli operai del Corpo Forestale dello Stato;  in questo modo è stato ridotto al minimo il disturbo provocato normalmente durante le annuali operazioni di manutenzione delle raccolte d’acqua artificiali alle specie che vi vivono; inoltre sono stati affissi dei cartelli nelle aree pic-nic delle zone montane (Comune di Gioiosa Ionica, Martone e Grotteria) per invitare al rispetto degli anfibi e degli ambienti in cui si riproducono. 


Una mostra fotografica (esposta nei comuni di Gioiosa I. e di Mammola) sugli anfibi, è stata presentata  a Palazzo Amaduri in un incontro pubblico che ha visto la partecipazione di oltre cinquanta persone; durante la serata il dott. Mario Marconi, del Museo di Scienze Naturali dell’Università di Camerino, ha esposto nozioni sulla biologia e sulla protezione degli anfibi ed ha presentato il lavoro del campo. 
ABSTRACT Field research on the batracofauna of the basin of the river Torbido (Province of  Reggio Calabria,  Italy) was carried out between April and August 2001, in order to evaluate amphibian species distribution and habitat choice.Three urodelan and six anuran species were found in fifty sites, sixty-two per cent of which were reproductive sites. Rana italica is the most widespread species, while Salamandra salamandra gigliolii and Bombina pachypus are more selective for the reproductive sites. Statistically significant simpatry was observed between Salamandra salamandra gigliolii and Rana italica in small creeks. Natural and artificial small ponds were colonized by other species such as Rana dalmatinaBufo bufo, and Hyla intermediaBufo viridis inhabits mainly lowlands, while mountain creeks are colonized by Salamandrina terdigitata and Triturus italicus. Amphibian populations dwelling in rivers and creeks could be endangered by anthropic impact.
 
Ringraziamenti: Si ringraziano: la Comunità montana della Limina, in particolare il Presidente, prof. Domenico Alì; il Comune di Gioiosa Ionica, il Sindaco, ing. Domenico Loccisano e il funzionario del Comune, sig. Vincenzo Logozzo.
I volontari che hanno partecipato al Campo Anfibi svoltosi dal 1 al 12 agosto. Inoltre il servizio forestale di Martone e Grotteria, in particolare il dirigente Gennaro Palermo e gli operai Pasquale e Mario Maggio; infine un ringraziamento speciale va al prof. Giuseppe Panuccio ed a Vincenzo Ursino, l'autista del pulmino comunale che ci ha assistito per tutta la durata del campo. 


I luoghi della ricerca: la Comunità montana della Limina
La Comunità Montana della "Limina" comprende sette Comuni della provincia di Reggio Calabria e precisamente: Canolo, Gerace, Gioiosa Jonica, Grotteria, Mammola, Martone, San Giovanni di Gerace. La sua sede è nel comune di Mammola. Il territorio della Comunità Montana si estende dalle montagne di Croceferrata al Passo della Limina allo Zomaro, territorio, questo, le cui montagne sono coperte da ampie distese di faggi, pinete, lecci, abetaie, castagni, querce e nei cui luoghi trovano il loro habitat naturale il cinghiale e la volpe, la lepre e il lupo, il ghiro e il fagiano, il falco e il corvo e tanti altri ancora. Queste montagne risultano ricche di funghi (porcini, pineroli, rositi, tricoloma, ecc.).

Un posto rilevante è attribuito all'agricoltura, alla zootecnia, all'artigianato e all'agriturismo; importanza notevole assume il patrimonio artistico, storico e culturale; il territorio della Comunità Montana conserva molte testimonianze archeologiche della Magna Grecia e di Bisanzio. Inoltre i Comuni di Mammola, Canolo e Gerace ricadono nel Parco Nazionale dell'Aspromonte. 

I "Piani della Menta", vicino Passo Croceferrata, confine tra le province di Reggio Calabria e di Vibo Valentia, una delle località dove è stato effettuato il monitoraggio degli anfibi in stagni, ruscelli e "gebbie", le vasche per la raccolta di acqua per uso agricolo.

                                     

      Nella foto: Michele Panuccio e Sarah De Marchi, responsabili del campo, davanti ad un cartello che invita a non sporcare il ruscello.     
I luoghi della ricerca: le Serre calabresi
La Comunità Montana fa da legame tra l’Aspromonte e la Sila, da essa parte a sud la catena montuosa delle Serre. Sono montagne granitiche ricoperte di foreste fin sulle cime, visto che culminano con i 1423 m del monte Pecoraro e quindi non raggiungono la quota in cui le foreste devono lasciare il terreno agli arbusti e alle praterie d’alta quota. La ricchezza di foreste, la loro grande estensione e i pascoli verdeggianti rende quindi le Serre molto particolari, con centri abitati in fondo a splendide conche.



Panorama delle serre calabresi 


L'obiettivo
 non riuscito del nostro campo sarebbe stato di suscitare l'interesse degli Enti Locali per dichiarare la zona del Monte Gremi e del Monte Pecoraro e dintorni area di rilevanza erpetologica nazionale. Speriamo che si possa prima o poi riprendere l'iniziativa su questo tema.


Le foreste sono ovunque di grande bellezza: anche se il faggio dagli 800 m di quota in su è sempre pronto a dilagare, nelle valli più riparate si trovano sui crinali, boschi di querce e grandi abetine di abete bianco nella parte meridionale della catena, tutti ambienti che ospitano una fauna resa scarsa dalla caccia, ma di grande interesse. Alcune di queste foreste, come quelle di Serra San Bruno, sulle pendici settentrionali del monte Pecoraro, o quelle intorno alla certosa di San Bruno, sono giustamente famose. Altra caratteristica delle Serre è la ricchezza d’acqua, che sgorga da sorgenti ovunque numerose e forma ruscelli, torrenti e fiumare che si infilano spesso, e soprattutto nel versante orientale, in forre strette e buie completamente coperte dalle chiome degli alberi in cui creano anche cascate alte generalmente fino a 30 m.

Analisi faunistica delle popolazioni di anfibi della Valle del Torbido
e delle Serre calabresi
La presenza di queste popolazioni di anfibi rappresenta sicuramente un elemento qualificante dal punto di vista naturalistico del territorio del Parco Regionale delle Serre calabresi e della Comunità Montana della Limina. 

Riteniamo pertanto importante qualsiasi provvedimento mirato alla protezione di queste specie sensibili e maggiormente alla tutela dei loro habitat; in tal senso gli enti locali e gli organi preposti alla protezione ed al controllo del territorio possono essere determinanti per la salvaguardia degli anfibi e dell’ambiente in cui vivono attraverso innumerevoli iniziative, tra cui, ad esempio, norme di salvaguardia degli animali, delle acque, dei boschi, divulgazione nelle scuole, attività di monitoraggio periodico.


Abbreviazioni: BOMPAC: Bombina pachypus; BUFBUF: Bufo bufo; BUFVIR: Bufo viridis; HYLINT: Hyla intermedia; RANDAL: Rana dalmatina; RANITA: Rana italica;SALSAL: Salamandra salamandra; SALTER: Salamandrina terdigitata; TRIITA:Triturus italicus. 

Gli Urodeli
Gli urodeli (Urodela) o Caudati (Caudata) sono un ordine degli anfibi. Tritoni e salamandre appartengono a quest'ordine. GSono anfibi con zampe corte adatte per nuotare o camminare, sono dotati di una lunga coda, vivono anche fuori dall'acqua. Si conoscono casi di Urodeli che mantengono le branchie anche da adulti.
Nella nostra ricerca abbiamo rinvenuto le seguenti specie di Urodeli: - Salamandra pezzata appenninica (Salamandra salamandra gigliolii) Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata) - Tritone italico (Triturus italicus)



Salamandre pezzate in Calabria - Serre calabresi

La Salamandra pezzata appenninica nell’area di studio è distribuita nei boschi di faggio e castagno, dove sono presenti ruscelli d’acqua permanenti con acque pulite e privi di trote. Questa sottospecie endemica italiana è oggi scomparsa da moltissime località dell’Umbria, delle Marche, del Lazio, dell’Abruzzo e della Campania; per questa tendenza alla rarefazione è stata inserita nel Libro rosso degli animali d’Italia.



Lavorando sulle foto di salamandra pezzata  raccolte nei vari anni, ecco  la salamandra più  nera che abbiamo trovato tra  diverse foto.  Sono così diverse che sembra un'altra  specie, invece anche questa è 𝑆𝑎𝑙𝑎𝑚𝑎𝑛𝑑𝑟𝑎 𝑠𝑎𝑙𝑎𝑚𝑎𝑛𝑑𝑟𝑎 𝑔𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜𝑙𝑖𝑖 (Salamandra pezzata appenninica).
 
In realtà   solo in Calabria troviamo salamandre con macchie gialle molto grandi, quasi a coprire l'intero dorso.

In Abruzzo abbiamo invece trovato tantissime salamandre con dominanza di nero, soprattutto femmine, mentre i maschi che incontro hanno solitamente  macchie gialle più grandi e di colore più vivido.


 




La Salamandrina dagli occhiali   
(Salamandrina perspicillata) appare estremamente localizzata in un’area ristretta del territorio oggetto dell’indagine, concentrata all’interno di boschi di carpino e orniello con ruscelli di acqua limpida privi di fauna ittica; questa specie rappresenta un endemismo esclusivamente appenninico ed è ritenuta un efficace indicatore di buona salute dell’ambiente; comunque la sua distribuzione nel territorio della Comunità montana dovrebbe essere oggetto di indagini più approfondite. La specie è inserita nell’allegato II (“specie animali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione”) della direttiva Habitat promulgata dall’Unione Europea; è anche menzionata nel Libro rosso degli animali d’Italia.



Il tritone italico (Lissotriton italicus ), un anfibio caudato
della famiglia Salamandridae.
 


È il più grande tritone italiano (fino a 14-18 cm compresa la coda) e presenta parti ventrali del tronco di colorazione gialla o giallo-aranciata, con macchie nere isolate o fuse a formare figure di varie forme.


E' stato rinvenuto in un’area ristretta per altro minacciata dalla presenza di trote; per questa specie, endemica dell’Italia centro-meridionale, sarebbe utile un maggiore approfondimento sulla consistenza e diffusione delle popolazioni, in quanto il suo status appare a rischio nell’area in esame. Silvio Bruno citava la scomparsa o rarefazione della specie in varie regioni d’Italia tra cui la Calabria già nel 1983; nell’Atlante degli Anfibi della Provincia di Cosenza al contrario viene riportato come l’urodelo più comune della regione (Tripepi S., 1999). La specie viene citata nella direttiva Habitat dell’UE all’allegato IV come “specie animale d’interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa”; è anche inserita nel Libro rosso degli animali d’Italia.
 


              
Gli anuri

Gli Anuri (Anura) sono un ordine degli anfibi cui appartengono le forme comunemente dette rane, rospie raganelle. Hanno lunghzampe posteriori molto e adattate al salto. Spesso emettono segnali vocali importanti. Sono privi di coda. Depongono le uova in acqua e hanno un accoppiamento con fecondazione esterna.

Sono state rinvenute le seguenti specie di Anuri: Ululone dal ventre giallo appenninico (Bombina variegata pachypus) - Rospo smeraldino (Bufo viridis) - Rospo comune (Bufo bufo spinosus) -Raganella (Hyla intermedia) - Rana agile (Rana dalmatina) - Rana appenninica (Rana italica)

 nella foto la cascata della Scialata-Comune di San Giovanni di Gerace 
 Valle del Torbido 




L’Ululone dal ventre giallo appenninico è una specie che abbiamo rinvenuto in alcune stazioni tutte situate al di sopra dei 700 metri s.l.m.; questa specie frequenta biotopi acquatici diversi fra loro, questi spesso sono ambienti molto instabili (per  esempio fontanili e “gebbie” in disuso) per cui piccole modificazioni all’ambiente possono causare la scomparsa di intere popolazioni.
Questa sottospecie endemica della catena appenninica è inclusa nell'allegato II della direttiva Habitat, promulgata dall’UE, come “specie animale d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione”.
L’Ululone è altresì riportato nel Libro rosso degli animali d’Italia come specie in forte calo numerico ovunque, con drastici decrementi numerici soprattutto nella fascia appenninica.






Il Rospo smeraldino è una specie termofila, ed è stato da noi incontrato in diversi tratti degli alvei delle fiumare del bacino idrografico del Torbido; la specie appare ben distribuita in questi ambienti anche se con popolazioni mai molto numerose e localmente assente in alcuni biotopi apparentemente idonei; la specie è inserita nell’allegato IV della direttiva Habitat.




La presenza del Rospo comune è apparsa abbastanza omogenea, anche se bisogna rilevare che abbiamo riscontrato questa specie quasi esclusivamente nelle aree montane; essendo una specie ubiquitaria ciò potrebbe indicare una rarefazione delle popolazioni delle zone a bassa quota forse dovuta ad una molto più pesante antropizzazione del territorio rispetto a quelle montane.




Anche la Raganella è più frequente in territori al di sopra dei 600 metri s.l.m.; appare necessario
continuare la ricerca per capire se anche questa specie non sia in rarefazione in seguito alla distruzione del suo habitat. Essendo una specie strettamente arboricola, il suo habitat è caratterizzato dalla presenza di fasce arbustive o boschive nei pressi dei siti di riproduzione, spesso devastate dai frequenti incendi. Questa ipotesi è effettivamente la causa della diminuzione della specie in Italia, e delle specie congeneri nell’Europa centrale e settentrionale; per questo motivo la raganella è inserita nell’allegato IV della direttiva Habitat dell’UE, come “specie animale d’interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa”, così anche nel Libro rosso degli animali d’Italia definita come specie a status indeterminato. 

Foto di Michele Panuccio
  La Rana agile o dalmatina è stata incontrata in alcune stazioni (“gebbie” e pozze) quasi tutte situate in una zona circoscritta, anche in questo caso tutti i siti erano situati al di sopra dei 650 metri s.l.m. e in zone che presentavano una cospicua copertura boschiva.

Ricerche condotte nella Provincia di Cosenza mostrano una marcata tendenza a preferire le zone montane (Tripepi S., 1999). Questa specie è stata inserita nell’allegato IV della direttiva Habitat dell’UE.



La Rana appenninica è una specie endemica dell’Appennino, ed è forse la specie più comune nell’area di studio. Ben diffusa sul piano montano e submontano, è invece più localizzata nelle zone a bassa quota; infatti solo in poche fiumare ne è stata incontrata una presenza consistente. Questo fatto è probabilmente da imputare soprattutto all’inquinamento dei corsi d’acqua, poiché la Rana appenninica predilige le acque pulite; è infatti da considerarsi un indicatore ecologico. La specie è presente nell’allegato IV della direttiva Habitat dell’UE, nonchè nel Libro rosso degli animali d’Italia.



Problemi di protezione del territorio




Un'area pic nic nel comune di Martone
Abbiamo constatato con preoccupazione la presenza di fattori di disturbo antropico che, se intensificati nel tempo, potrebbero causare un declino delle popolazioni di anfibi presenti, nonché un degrado, spesso profondo, di tutti gli ambienti che attualmente li ospitano.


Per queste specie di anfibi appare indispensabile la protezione dei boschi di faggio, castagno e alle quote più basse dei boschi di carpino e orniello; questi ambienti vengono minacciati soprattutto dagli incendi, ma sarebbe fondamentale evitare anche eventuali ceduazioni a raso e successivi impianti di Pino nero e altre conifere.

Di vitale importanza anche la protezione dei corsi d’acqua e delle raccolte d’acqua artificiali; una grave minaccia per i torrenti è rappresentata dalla captazione per uso domestico o industriale, questo fenomeno, laddove indispensabile, andrebbe pianificato in modo tale da ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente; ad esempio nella zona di Agoleo (Comune di Gioiosa Ionica- RC), tali interventi eseguiti pochi anni fa hanno compromesso l’ecosistema. Infatti, oltre ai già dannosi lavori di sbancamento, la quantità di acqua lasciata scorrere sul letto del torrente risulta troppo esigua per permettere la sopravvivenza di specie di anfibi; durante la nostra ricerca abbiamo avuto modo di constatare che in questa località le popolazioni di anfibi risultano ormai quasi del tutto scomparse.Sarebbe in questo caso opportuno realizzare dei piccoli interventi di ripristino ambientale, primo fra tutti quelli volti a garantire una più consistente presenza di acqua. 



Un bell'esemplare di salamandra pezzata della varietà gigliolii - quasi completamente gialla- fotografato nelle serre calabresi.


Casello del Principe, località Cardini del Comune di Martone (Reggio Cal.): i volontari hanno ripulito un fontanile ed una vasca per l'irrigazione, dove si riproducono parecchi ululoni dal ventre giallo e salamandre pezzate. 

Per quanto riguarda le raccolte d’acqua artificiali (fontanili, abbeveratoi, gebbie), la minaccia maggiore è rappresentata, oltre che dall’abbandono e dal prosciugamento delle stesse, anche dalle annuali operazioni di pulizia; queste vengono svolte principalmente in giugno, asportando l’ammasso di piante acquatiche, alghe, foglie e altri detriti organici: ciò comporta la distruzione delle ovature, delle larve e anche degli individui giovani e adulti degli specie di anfibi che in questi piccoli ambienti portano a compimento la riproduzione.
Abbiamo riscontrato infatti un’enorme differenza in numero e diversità delle popolazioni di anfibi fra le raccolte d’acqua dove era stata eseguita una “pulizia” totale in giugno e quelle che erano state pulite solo in parte o per niente. Sarebbe necessario svolgere queste operazioni in novembre o in alternativa pulire solo parzialmente le vasche di raccolta (gebbie)e solo se veramente necessario, facendo attenzione a ridurre al minimo i danni causati.

Fiumara Gallizzi sopra Gioiosa Ionica
Un altro elemento di disturbo da non sottovalutare è rappresentato dalle varie forme di inquinamento delle acque: nei torrenti montani abbiamo riscontrato spesso presenza di nafta (e/o altri liquidi simili) e di rifiuti nocivi (batterie di auto). Nelle gebbie e negli abbeveratoi spesso il problema è causato da frequentatori poco sensibili delle aree pic-nic, infatti nelle fontane, in genere collegate ad abbeveratoi, gebbie e pozze, vengono spesso riversate quantità non indifferenti di detersivi e altre sostanze che risultano mortali per gli anfibi. Nelle fiumare nel fondovalle l’inquinamento è spesso preoccupante al punto tale che in alcuni bacini non abbiamo riscontrato neanche una specie.

Un’altra grave minaccia per gli anfibi è rappresentata dalla presenza di trote ed altri pesci che vengono regolarmente immessi nei laghetti antincendio realizzati in alcune zone montane (Grotteria, Mammola), da questi bacini inoltre, i pesci si diffondono negli emissari, colonizzando i torrenti affluenti e creando così un danno enormemente maggiore; per limitare questo problema basterebbe realizzare delle barriere, come ad esempio dei gradini (di 1 metro circa) in cemento o pietra all’entrata e all’uscita dell’affluente dal laghetto.

Altri fattori di minaccia per gli anfibi nell’area in esame sono rappresentati dal traffico automobilistico in alcune zone particolarmente vocate, nonché dalla raccolta ed uccisione diretta di anfibi, in particolare della Salamandra pezzata ritenuta da alcuni, a torto, pericolosa per le persone e della Rana appenninica, da alcuni catturata a scopo alimentare. Queste problematiche andrebbero approfondite maggiormente in quanto difficilmente valutabili in uno studio a breve termine.



Il capo campo Michele con Sarah, appassionata erpetologa.

Relazione di Michele Panuccio (1976/+2019), laureato in Scienze naturali e D. Ph. - dottore di  ricerca - in Ecologia applicata-  ricercatore  presso l’Università di Pavia,  fotografo naturalista, direttore della rivista di ornitologia “Avocetta”.
Michele ci ha lasciati il 19 giugno 2019 ed è sepolto a Gioiosa Ionica.  La sua biografia “Dove volano i falchi. Le passioni di un naturalista”  si può richiedere  inviando il proprio indrizzo all’email medraptors
@gmail.com


Michele aveva dedicato la sua attività di ricerca all’ornitologia e  in particolare  alla migrazione dei rapaci, che aveva studiato in Italia, sull’Aspromonte e in molte isole.
Poi era stato in Grecia, in Georgia, in Iran, in Israele, in Tailandia. 
  

Michele ha scritto moltissimo, anche 155 articoli su riviste internazionali. Noi abbiamo pubblicato in suo ricordo 6 libri che possno essere richiesti a: medraptors@gmail.com