L’antica Pandataria, l’isola vulcanica più vicina a Roma, priva di acqua dolce e usata in passato come luogo di esilio e di detenzione, ha trovato un nuovo equilibrio idrico grazie al dissalatore istallato già da qualche tempo, dopo essere stata approvvigionata per gran parte della seconda metà del’900 al 2017 dalle navi cisterna.
L’ isola è
stata oggetto di molti studi tra cui quello dell’Istituto Scholè Futuro,
ed è stata inserita nel progetto Hydria
sugli antichi metodi di raccolta, conservazione e distribuzione dell’acqua
dolce nei paesi del bacino del Mediterraneo. www. hydriaproject.info . IL progetto poi è entrato nel circuito dei
musei dell’acqua.
La splendida Villa Giulia, di cui ormai restano pochi ruderi, prende il nome dalla figlia di Augusto che per prima fu esiliata in quel luogo e, dopo di lei, molte signore di rango imperiale. La villa era rifornita di acqua da un sistema che si basava esclusivamente sulla raccolta di acqua piovana. Delle 6 cisterne originali ne rimangono solo due, la più grande di raccolta sulla parte più alta dell’isola, l’altra, Villa Stefania un poco più in basso, per l’ossigenazione dell’acqua e perciò caratterizzata da corridoi in cui l’acqua fluiva. Le cisterne raccoglievano dagli edifici e dalle strade l’acqua piovana, che, dopo essere stata depurata, scorreva fino alla villa dove riforniva piscina, fontane e persino una peschiera. Con la fine dell’impero romano, l’isola fu abbandonata per secoli. Alla fine del ‘700 i Borboni decisero di tipolarla e fecero costruire il centro abitato principalmente da galeotti che dormivano nella cisterna più grande, poi chiamata dei carcerati. Le case erano tutte provviste di una piccola cisterna propria.
La costruzione
più prestigiosa dei Borboni fu,
nell’800, il carcere panottico di Santo Stefano, l’isolotto accanto a
Ventotene. Seguendo indicazioni illuministe, il carcere fu costruito a ferro di cavallo in modo che
dalla torretta centrale si potessero controllare
tutte le celle che affacciavano all’interno, “panottico” appunto. Il cortile interno poi era fatto come
le valve di due conchiglie che convogliavano l’acqua piovana, nella cisterna sottostante.
Oggi il carcere di Santo Stefano è spettrale, uno spirito inquieto per la sofferenza di chi vi fu imprigionato, soprattutto briganti ed ergastolani la cui sorte, prima di quel carcere, sarebbe stata la pena capitale. Poi vi furono detenuti anche gli oppositori al regime come Sandro Pertini, infine tutta l’isola di Ventotene divenne luogo di confino degli antifascisti. Il carcere fu utilizzato fino al 1965 e uno dei suoi ultimi direttori è ricordato per la sua amministrazione illuminata che consentiva ai detenuti, anche ergastolani, di lavorare e di avere una vita sociale attiva. Si possono ancora vedere i terrazzamenti utilizzati per le coltivazioni. A dimostrazione della familiarità del direttore con i reclusi, sua figlia si sposò nella cornice del carcere. Ma il piccolo cimitero di croci senza nome accanto al carcere fa male al cuore.Dopo che per anni si è cercato di vendere senza successo il carcere e l’intero isolotto di Santo Stefano a privati, oggi sembra che il comune voglia restaurarlo e riportarlo alla sua forma originaria per farne un museo e di utilizzare come albergo i manufatti aggiunti nel tempo. Rimaneva aperto il problema dell’acqua dolce, alla fine del ‘900 si era completamente persa l’abitudine di raccogliere l’acqua piovana e le navi cisterna rifornivano l’isola con grave onere di spesa per la regione Lazio. Oggi con il dissalatore, l’isola ha di nuovo conquistato la propria autonomia e i ventotenesi sono diventati più responsabili sul consumo dell’acqua. Oggi, infatti, tutti coloro che hanno un orto o un giardino hanno ripristinato l’uso delle cisterne e raccolgono l’acqua piovana per l’irrigazione.
Il
dissalatore non è privo di problemi, prima fra tutti la mancanza di
mineralizzazione dell’acqua, ma sono comunque in via di soluzione.
La vocazione
di Ventotene è il mare si pratica molto il diving e lo snorkeling, c’è una scuola di vela molto frequentata, un centro ornitologico di antico
insediamento con il museo della
migrazione. Soprattutto l’isola non è diventata “radical chic”, è rimasto un
ambiente popolare con la grande piazza
del comune piena di bambini che giocano e anziani che prendono il fresco.
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