di Patrizia Bonelli- patbonelli(at)gmail.com

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"Il Mediterraneo è mille cose nello stesso tempo. Non un paesaggio, ma molti paesaggi. Non un mare, ma molti mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà una dopo l'altra".

"The Mediterranean is thousand things together. Not a landscape but many landscapes. Not one sea but many seas. Not a civilization, but a series of civilizations one after the other" Fernand Braudel

martedì 16 agosto 2022

Difesa dell'ambiente: non basta denunciare, sporcarsi le mani e esporsi, di Patrizia Bonelli

 I ricercatori che si occupano di fauna selvatica devono prendere iniziativa per misure di conservazione e comportarsi da manager, sporcarsi le mani ed esporsi. Un cambiamento di paradigma nell’epoca della sussidiarietà di competenze dal pubblico al privato.

Nell’ editoriale di “Avocetta”, rivista del CISO, Centro Studi Ornitologici, “sporcati le mani ed esponiti” https://www.avocetta.org/articles/vol-45-2-eru-get-your-hands-dirty-and-expose-yourself/ Corrado Battisti, riprendendo l’editoriale di Michele Panuccio, che nel 2018 sulla stessa rivista raccomanda a naturalisti e biologi di rimettere “the boots into the ground” per la ricerca sul campo e la raccolta dati in natura, sposta l’obiettivo molto più avanti. Battisti in particolare raccomanda a rilevatori e studiosi esperti di non fermarsi all’individuazione delle minacce allarmanti e sul relativo impatto su specie e comunità di uccelli, ma di prendere l’iniziativa, perché spesso non è sufficiente denunciare e delegare ad altri soggetti, anche se istituzionali, le misure da prendere.

 Corrado Battisti suggerisce di pensare da manager, cioè di intervenire direttamente, perché spesso anche piccoli interventi possono invertire la tendenza al degrado degli ambienti e alla conseguente diminuzione della fauna selvatica.

Il secondo articolo sempre di Battisti et al. sulla stessa rivista “Applying the Swiss Cheese Theory... ” https://www.avocetta.org/articles/vol-45-2-erp-iforumbsp-bsearching-the-effectiveness-within- conservation-projects-applying-the-swiss-cheese-theory/ prende ad esempio il ripristino di un carnaio per alimentare i nibbi bruni nella riserva di Decima Malafede. Il carnaio, già attivo dal 2013 al 2018 grazie al fatto che Michele come ricercatore poteva evitare passaggi burocratici, non era stato rifornito nei due anni seguenti. E’ stato possibile riattivarlo dopo aver superato il complesso iter burocratico per le autorizzazioni e i controlli di USL e RomaNatura, e alla capacità di assicurare il rifornimento bisettimanale di carne fresca.


 E’ stato così possibile assicurare la presenza di diverse coppie: inoltre, da due anni, un corso di tirocinio valido per i CFU di studenti di Scienze Naturali dell’università “La Sapienza” di Roma, ha anche reso possibile l’osservazione e lo studio dei comportamenti dei Nibbi Bruni nidificanti e degli altri rapaci presenti nella Riserva nel periodo della riproduzione.
Tutti i buchi dello swiss cheese sono stati così allineati consentendo il successo dell’intervento di conservazione. Gli studenti imparano ad affrontare positivamente alcuni problemi di conservazione, cioè a prendere decisioni e a  intervenire concretamente. Dice infatti Corrado Battisti: “…… una volta raccolti ed analizzati i dati, aver fornito raccomandazioni e pubblicato un paper, gli ulteriori passaggi operativi sono spesso delegati ad altri soggetti (es. Enti Pubblici), spesso nemmeno individuati . Si presume quindi che qualcun altro, non ben definito, adotti le raccomandazioni e le soluzioni di conservazione suggerite. Se ciò non avviene, come spesso accade con le specie minacciate e altre criticità, ci si sente frustrati e si cercano i colpevoli (Enti Pubblici inadempienti, dinamiche politiche, mancanza di fondi e così via).
L'attribuzione della colpa è un comportamento conveniente (ma non scientifico!) basato su un pensiero semplificato (de Langhe et al. 2017). Invece gli ornitologi della conservazione devono cambiare il paradigma. Dovrebbero pensare come manager che risolvono i problemi, non passivi ma propositivi. Non dovrebbero solo scrivere le carte, suggerire “raccomandazioni per la conservazione” e delegare le soluzioni, ma dovrebbero pensare operativamente a come cambiare le cose. Il tempo stringe, non c'è più tempo per delegare! Il campionamento e l'analisi dei dati sono importanti, ma sono solo un primo passo per avviare azioni di conservazione (vedi https://scientists4future.org).

 Ovviamente alcuni progetti di conservazione includono azioni complesse che richiedono abilità, operatori, materiali, tecnologie e risorse economiche, spesso al di là delle capacità del singolo ornitologo. Tuttavia, molte soluzioni possono essere raggiunte con poche risorse, coinvolgendo colleghi locali motivati e coordinandosi con esperti. Questi operatori possono anche non avere immediatamente successo, ma poi adatteranno gradualmente le loro azioni adattandole al contesto, migliorando le competenze, fino a raggiungere i risultati attesi. Anche se non si ottengono risultati sugli obiettivi di conservazione, si può ottenere un risultato personale: non si delega, non si rimane frustrati, non si attribuiscono colpe e si fa esperienza! Molti giovani ornitologi fungono da “citizen manager” sporcandosi le mani ed esponendosi, perseguendo piccoli progetti operativi che sommati possono essere considerati un buon risultato.”

Corrado Battisti, PhD “Avocetta”Associate Editor (coordinating the column of applied conservation) ‘Torre Flavia’ LTER research station & University of Rome 3, Applied ecology
Main interests: Wildlife management, problem-solving, threat analysis, disturbance ecology, operational conservation
Contact: corrado.battisti@avocetta.org

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