Il teatro nella programmazione e nell'offerta formativa,
di Patrizia Bonelli, un intervento tenuto a Palazzolo Acreide in un convegno sul teatro classico nelle scuole.
In questi ultimi anni nel sistema dell’istruzione del nostro paese è stata avviata una profonda riflessione sulle finalità e l’organizzazione della scuola ed è ormai acquisito che il percorso educativo nella società dell’informazione avviene in un contesto connotato da una pluralità di linguaggi. In questo quadro le attività espressive ed artistiche offrono un contributo significativo all’arricchimento dell’offerta formativa e rinforzano nei giovani la motivazione allo studio e all’impegno.
E così il DPR 156/1999 che riguarda la “Disciplina delle attività complementari e delle attività integrative nelle istituzioni scolastiche”, individua la scuola non solo come luogo di trasmissione di un sapere codificato e di acquisizione di competenze, ma come principale spazio di crescita umana e civile dei giovani: a tutte le attività organizzate a scuola su progetto educativo si è riconosciuta valenza formativa.
Lo spazio creativo dei giovani assume maggiore orizzonte e il teatro a scuola diventa significativo. Il teatro in quanto genere letterario è sempre stato incluso nei programmi scolastici ma leggere teatro, andare a teatro e fare teatro costituiscono pratiche assai diverse. E una differenza che appartiene al paradigma lingua parlata e lingua scritta, comunicazione e racconto, rappresentazione e narrazione. Per fare teatro a scuola bisogna transitare dallo spazio letterario (fatto di parole sulla pagina bianca) allo spazio scenico (fatto di concreti oggetti, suoni, parole e azioni esibiti in tempi reali su un vero palcoscenico). Occorre attraversare quell’ambiguo trattino che separa e congiunge le due sponde del Teatro Scuola come un minuscolo ponte che si affaccia sul silenzio del testo.
TEATRO CLASSICO
Nella scuola dell’autonomia la conoscenza del mondo classico, in cui troviamo le nostre radici culturali, deve rappresentare per tutti gli studenti una occasione per acquisire identità ed un modello di confronto e di dialogo con esperienze “altre”: La cultura classica ha creato per i popoli del Mediterraneo modelli comuni di pensiero su cui ancora oggi si può dialogare; il teatro classico, poiché rappresenta i miti fondanti del pensiero moderno, ci consente di riconoscerci all’interno di regole etiche e sociali e di ambiti territoriali circoscritti e universali.
Il Dramma Antico è una delle prime e più originali interpretazioni del Mito, in tal senso ne costituisce anche la forma sua propria, poichè ne condivide la forma simbolica del pensiero che affida la propria verità all’energia intuitiva dell’evento e delle immagini che appartengono al suo racconto. Si presta perciò a significare livelli di lettura e di interpretazione diversi utilizzabili oltre che da culture anche da fasce di età diverse.
Tutte le considerazioni che si possono fare sul del teatro classico rimandano ad obiettivi educativi a cui i giovani hanno difficoltà ad accedere immediatamente per via razionale. E’ caduto il pregiudizio che i giovani debbano sempre seguire gli stessi percorsi dell’apprendimento come nel passato, che per esempio possano essere motivati allo studio cronologico delle discipline senza aver ricevuto altro tipo di messaggio, diverso tipo di iniziazione culturale.
La lettura orizzontale o sincronica offre un nuova chiave interpretativa del mito come alternativa al discorso razionale, una forma simbolica del pensiero che mediante il racconto di un evento organizza per analogia la riflessione sull’esistenza e sull’esperienza. Anche in questo caso, parallelamente si supera un pregiudizio, quello che il mito sia una forma pre logica della conoscenza, l’embrione da cui ebbe origine il progresso verso la razionalità.
Considerazione derivata dal fatto che la creatività mitica si manifesta nella fase aurorale della società complessa, mentre i popoli, cosiddetti primitivi, affidano al sistema del mito le norme perenni della propria vita. Altre caratteristiche abilitano il teatro classico nella forma e nei contenuti a veicolare l’educazione alla cittadinanza e alla tolleranza, all’incontro con l’altro, in particolare con i paesi del bacino del Mediterraneo.
Il mito infatti:
· rappresenta un messaggio primario in cui si manifesta la consapevolezza del rapporto fra l’individuale e l’universale.
· il suo carattere archetipo rimane sostanzialmente omogeneo nonostante interagisca diversamente con le strutture della società che lo ha prodotto e dispieghi in un sistema complesso le varianti fra le singole culture.
· Alla produzione dell’archetipo mitico appartiene l’ignoranza di essere tale e una volta che si sia verificato il passo fatale della consapevolezza da quando la cultura occidentale ha criticamente fondato l’idea stessa di mito l’originale creatività della mente mitica è irrimediabilmente perduta, non resta che l’elaborazione e la reinterpretazione secondo le nuove esigenze ed esperienze.
Dal punto di vista educativo saper utilizzare a scuola, accanto al linguaggio logico - deduttivo, anche quello analogico dei simboli può dimostrarsi molto utile non solo per la comprensione e l’interpretazione della realtà ma anche per attivare negli allievi le motivazioni e le strategie dell’apprendimento.
Tuttavia rimane il dubbio che se la messa in scena rimane confinata fra le attività extra curricolari e la lettura dei testi letterari trovano più nobile collocazione nei programmi, esiste il pericolo che rimanga uno scollamento fra la scuola considerata “seria” e quella ludica cui si tende a dare poca importanza perché svalutata dagli insegnanti, che spesso le considerano una sottrazione di tempo all’impegno di studio e perché gli studenti scelgono attività elettive fuori dalla scuola in ambiti ritenuti più liberi.
E’ necessario ricomporre questa frattura perché non è sufficiente garantire un bagaglio di conoscenze, ma è necessario che la scuola promuova la crescita degli studenti perché sappiano cosa farne di ciò che hanno imparato. L’attività teatrale, il teatro in generale va inserito in progetti che coinvolgano diversi insegnamenti e che promuovano l’acquisizione di sapere e saper essere. Questo è particolarmente attuabile.
FINALITA’ EDUCATIVE
Dal punto di vista della crescita intellettuale e del senso di sé, il meccanismo della rappresentazione, simulazione e finzione, promuove la crescita dell’individuo e la definizione dell’identità perché si osserva se stessi dall’esterno come personaggi.
Il palcoscenico è uno spazio su cui misurare se stessi, i propri movimenti in sintonia e in accordo con quelli degli altri personaggi, rapportati a tutti gli elementi presenti sulla scena. Il primo gradino dell’educazione al saper essere consiste anche nella delimitazione degli spazi propri e degli altrui funzionale allo svolgimento di un’azione, alla trasmissione di una comunicazione. La definizione di volumi, spazi, movimenti sulla scena , insieme all’uso di linguaggi parlati e gestuali educano giovani uomini e donne a dare importanza al contesto.
D’altra parte il teatro veicola proprio contenuti e modalità diverse da quelle logico - verbali che tradizionalmente appartengono alla relazione didattica che ha nella capacità di argomentare e ancora di più nella scrittura il modo per fermare e strutturare un pensiero come proiezione di sé, ma anche prodotto osservabile dall’esterno.
IL TEATRO NEL P.O.F.
Per far entrare il teatro a pieno titolo nell’offerta formativa, non si può limitarlo alle attività extracurriculari, o quantomeno queste ultime devono essere complementari, intrecciate o comunque parte integrante della programmazione della scuola del mattino. Si deve prevedere l’attività teatrale all’interno di percorsi (tematici organizzativi) che coinvolgano diverse discipline. Tutto il teatro ha una forte relazione con i contesti e con la storia, il teatro classico offre una ampia scelta di interpretazioni e letture diacroniche e sincroniche sincroniche e quindi la possibilità di costruire moduli o blocchi pluridisciplinari.
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