di Patrizia Bonelli- patbonelli(at)gmail.com

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"Il Mediterraneo è mille cose nello stesso tempo. Non un paesaggio, ma molti paesaggi. Non un mare, ma molti mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà una dopo l'altra".

"The Mediterranean is thousand things together. Not a landscape but many landscapes. Not one sea but many seas. Not a civilization, but a series of civilizations one after the other" Fernand Braudel

giovedì 4 ottobre 2018

Un mare di plastica. Come siamo arrivati a tanto?

 L’epoca usa e getta, di Patrizia Bonelli
La produzione degli oggetti in plastica iniziò negli anni ‘50 ed all’inizio si trattava solo del  Moplen, o comunque di plastica spessa e durevole.  E’ cresciuta poi dai due milioni di tonnellate ai quasi 500 milioni di tonnellate del 2015, principalmente in oggetti di facile consumo che in poco tempo diventano rifiuti. Il tasso di incremento  negli ultimi anni è pari alla metà della plastica  prodotta dalla metà del secolo corso. Se non si riuscisse ad interrompere questa tendenza la quantità di plastica dispersa nell’ambiente,  nel 2050  raggiungerebbe i 12 miliardi di tonnellate. Un disastro ecologico da evitare, a cui assolutamente bisogna porre rimedio.


A parte piatti ed altri infiniti utensili di plastica ampiamente diffusi, le microplastiche si trovano nei tessuti sintetici, nel detersivi e in quasi tutti gli oggetti di uso quotidiano. E’ necessario  ridurre  la plastica fino a impedirne  completamente la produzione sostituendola con materiali biodegradabili  perché persino  il semplice lavaggio di un tessuto sintetico può produrre  migliaia di microframmenti di plastica.
Ulteriori provvedimenti per limitare il danno della microplastica negli oceani e per mettere  al bando l’uso della plastica
Sosteniamo  gli organismi internazionali perché promuovano accordi per la riduzione della produzione della plastica come si sta facendo per le emissioni di Co2. I singoli stati dovrebbero prendere provvedimenti per premiare ( per esempio con sgravi fiscali)  le aziende che riducono il ricorso alla  plastica per imballaggi o altro. 


 Le istituzioni pubbliche e private avere un decalogo di comportamento virtuoso con la messa al bando delle plastiche al primo posto. 
Il clean up delle spiagge sempre più praticato perché  metodo eccezionale  per sensibilizzare l’opinione pubblica oltre che per assicurare un  la pulizia. 


L’uso di reti e altri strumenti per catturare i residui voluminosi di plastica ed infine grandi speranze per il seabin, bidone galleggiante in grado di filtrare 24h su 24h l’acqua marina, eliminando non solo i rifiuti solidi, ma anche i residui di detersivi e sostanze inquinanti.
Il  Seabin: Questo piccolo strumento ideato da due giovani australiani, se prodotto su larga scala e distribuito su ampie superfici di mare,  potrebbe dare buoni risultati, ma si tratta certo di un’idea complessa e di difficile realizzazione su scala mondiale. Positivo però che si cominci a mettere all’ordine del giorno possibili interventi per far fronte all’emergenza plastica nel mare.  Gli interventi più auspicabili e risolutivi restano però quelli della riduzione e della completa messa al bando delle plastiche.

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