di Patrizia Bonelli- patbonelli(at)gmail.com

di Patrizia Bonelli- patbonelli(at)gmail.com
"Il Mediterraneo è mille cose nello stesso tempo. Non un paesaggio, ma molti paesaggi. Non un mare, ma molti mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà una dopo l'altra".

"The Mediterranean is thousand things together. Not a landscape but many landscapes. Not one sea but many seas. Not a civilization, but a series of civilizations one after the other" Fernand Braudel

giovedì 29 settembre 2022

Roma: corsi di tirocinio sui rapaci per gli studenti di Scienze Naturali, di Patrizia Bonelli

  Incontro a  Decima Malafede il 18 giugno 2022 a conclusione del secondo tirocinio realizzato dall’associazione Medraptors, valido per i CFU delle facoltà di Scienze Naturali e Ambientali dell’Università la Sapienza di Roma. Hanno partecipato i due professori di zoologia di Roma,  Marco  Bologna della Terza università e Paolo Ciucci della Sapienza, diversi ornitologi e il dott. Stefano Allavena,  presidente dell’associazione Altura.

Nella foto il noto ornitologo Corrado Battisti con gli studenti del tirocinio 2022

Gli interventi sull’importanza della formazione sul campo dei naturalisti e degli ambientalisti, confermano che la passione di naturalista e di ornitologo di Michele Panuccio, scomparso da tre anni, può continuare a contagiare le giovani generazioni. Il prof. Ciucci ha espresso la sua soddisfazione per il corso e Corrado Battisti ha esposto la teoria sui compiti da manager dei conservazionisti.
Nell’occasione è stato fatto il bilancio dell’esperienza dei tirocini e avanzate le proposte per l’anno prossimo.  Punto di interesse del corso è stato  il carnaio nella riserva di Decima Malafede, che Medraptors  ha ripristinato nel 2021 con la collaborazione dell’associazione  Altura,  dopo che per due anni non era stato attivo per mancanza delle autorizzazioni necessarie. Il carnaio era stato attivato dal 2014 al 2019 come  ricercatore da Michele,  che  aveva anche installato sui tralicci dell’alta tensione le cassette  nido  per  gheppi e degli allocchi,  attualmente seguite da Gianluca Damiani.

Nel 2021 il corso è stato frequentato da 18 studenti e si è svolto essenzialmente nella riserva di Decima Malafede. Gli studenti hanno localizzato i nibbi e la formazione delle coppie e la presenza di altri rapaci nella riserva.  Hanno avuto modo inoltre di osservare la cova e l’involo dei pulli di gheppi e allocchi.

Il corso del 2022 è stato sicuramente più ricco perché i 18 studenti-  accompagnati da noti ornitologi -  hanno studiato i rapaci in diverse aree protette dell’agro romano:  Castel di Guido con Fabio Borlenghi e Roberto Scrocca, Decima Malafede con Gianluca Damiani e Jean Philippe Audinet, le vasche di Maccarese e Macchia Grande di Focene con Paolo Giampaoletti e Paolo Nicolai,  il parco di Bracciano Martignano con i guardiaparco  attivati dal direttore Daniele Badaloni,  la Tenuta Presidenziale di Castelporziano  con i locali guardiaparco, la Riserva Naturale dei Massimi con due guide d’eccezione, Corrado Battisti e Federico Cauli. 

Tutor del corso che hanno curato i rapporti con l'Università e gli studenti, le loro acquisizioni e le loro osservazioni di base  sono stati la presidente Patrizia Bonelli di Medraptors e il coordinatore Giuseppe Panuccio, Umberto De Giacomo è stato direttore dei corsi.

Studenti e studentesse hanno verificato in tutte le uscite sul campo la presenza della avifauna e in particolare dei rapaci e imparato che per il mantenimento della fauna selvatica è necessario preservare gli habitat, in questo caso le aree protette di Roma  e che, come nel caso del carnaio per i nibbi bruni, esiste talvolta la necessità di sostenerne l’alimentazione nel periodo riproduttivo.

E’ stato poi presentato il 4° volume degli scritti  di Michele “Strategie della migrazione degli uccelli rapaci nel Mediterraneo”.  Le proposte per i corsi dell’anno prossimo sono state sollecitate anche da questo libro che indica nella migrazione dei rapaci nel Mediterraneo il maggiore interesse di Michele.
La novità è quindi che,  accanto al tirocinio su Nibbi e altri rapaci nella       campagna romana, è in programma un secondo tirocinio di una settimana a Gambarie di Aspromonte durante la migrazione primaverile,  in particolare fra la fine di aprile e inizio di maggio,  per riconoscimento delle diverse specie di rapaci. Gli studenti avranno perciò l’occasione di assistere ad uno spettacolo di incomparabile bellezza  offerto dalla natura, quello di grandi veleggiatori,  spesso in stormi, che arrivano stanchi dalla traversata del Mediterraneo.
I tirocini saranno presentati probabilmente ad ottobre/novembre alla facoltà di scienze naturali.

                     
      Un enorme stormo di falchi pecchiaioli in migrazione




Incontro  eccezionale in un'area protetta con una tartaruga di terra, 
la "Testudo Hermanni".

giovedì 8 settembre 2022

LEGITTIMITÀ DEL TEATRO CLASSICO NELLE SCUOLE

         Il teatro nella programmazione e nell'offerta formativa,
di Patrizia Bonelli, un intervento tenuto  a Palazzolo Acreide in un convegno sul teatro classico nelle scuole.

In questi ultimi anni nel sistema dell’istruzione del nostro paese è stata avviata una profonda riflessione sulle finalità e  l’organizzazione della scuola ed è ormai acquisito che il percorso educativo nella società dell’informazione avviene in un contesto connotato da una pluralità di linguaggi. In questo quadro le attività espressive ed artistiche offrono un contributo significativo all’arricchimento dell’offerta formativa e rinforzano nei giovani la motivazione allo studio e all’impegno.



E così il DPR 156/1999 che riguarda la “Disciplina delle attività complementari e delle attività integrative nelle istituzioni scolastiche”, individua la scuola non solo come luogo di trasmissione di un sapere codificato e di acquisizione di competenze, ma come principale spazio di crescita umana e civile dei giovani: a tutte le attività organizzate a scuola su progetto educativo si è riconosciuta valenza formativa. 
Lo spazio creativo dei giovani assume maggiore orizzonte e il teatro a scuola diventa significativo. Il teatro in quanto genere letterario è sempre stato incluso nei programmi scolastici ma leggere teatro, andare a teatro e fare teatro costituiscono pratiche assai diverse. E una differenza che appartiene al paradigma lingua parlata e lingua scritta, comunicazione e racconto, rappresentazione e narrazione. Per fare teatro a scuola bisogna transitare dallo spazio letterario (fatto di parole sulla pagina bianca) allo spazio scenico (fatto di concreti oggetti, suoni, parole e azioni esibiti in tempi reali su un vero palcoscenico). Occorre attraversare quell’ambiguo trattino che separa e congiunge le due sponde del Teatro Scuola come un minuscolo ponte che si affaccia sul silenzio del testo.

TEATRO CLASSICO 
Nella scuola dell’autonomia la conoscenza del mondo classico, in cui troviamo le nostre radici culturali, deve rappresentare per tutti gli studenti una occasione per acquisire identità ed un modello di confronto e di dialogo con esperienze “altre”: La cultura classica ha creato per i popoli del Mediterraneo modelli comuni di pensiero su cui ancora oggi si può dialogare; il teatro classico, poiché rappresenta i miti fondanti del pensiero moderno, ci consente di riconoscerci all’interno di regole etiche e sociali e di ambiti territoriali circoscritti e universali.

Il Dramma Antico è una delle prime e più originali interpretazioni del Mito, in tal senso ne costituisce anche la forma sua propria, poichè ne condivide la forma simbolica del pensiero che affida la propria verità all’energia intuitiva dell’evento e delle immagini che appartengono al suo racconto. Si presta perciò a significare livelli di lettura e di interpretazione diversi utilizzabili oltre che da culture anche da fasce di età diverse.

Tutte le considerazioni che si possono fare sul del teatro classico rimandano ad obiettivi educativi a cui i giovani hanno difficoltà ad accedere immediatamente per via razionale. E’ caduto il pregiudizio che i giovani debbano sempre seguire gli stessi percorsi dell’apprendimento come nel passato, che per esempio possano essere motivati allo studio cronologico delle discipline senza aver ricevuto altro tipo di messaggio, diverso tipo di iniziazione culturale.

La lettura orizzontale o sincronica offre un nuova chiave interpretativa del mito come alternativa al discorso razionale, una forma simbolica del pensiero che mediante il racconto di un evento organizza per analogia la riflessione sull’esistenza e sull’esperienza. Anche in questo caso, parallelamente si supera un pregiudizio, quello che il mito sia una forma pre logica della conoscenza, l’embrione da cui ebbe origine il progresso verso la razionalità.

Considerazione derivata dal fatto che la creatività mitica si manifesta nella fase aurorale della società complessa, mentre i popoli, cosiddetti primitivi, affidano al sistema del mito le norme perenni della propria vita. Altre caratteristiche abilitano il teatro classico nella forma e nei contenuti a veicolare l’educazione alla cittadinanza e alla tolleranza, all’incontro con l’altro, in particolare con i paesi del bacino del Mediterraneo.

Il mito infatti: 
· rappresenta un messaggio primario in cui si manifesta la consapevolezza del rapporto fra l’individuale e l’universale.

· il suo carattere archetipo rimane sostanzialmente omogeneo nonostante interagisca diversamente con le strutture della società che lo ha prodotto e dispieghi in un sistema complesso le varianti fra le singole culture.

· Alla produzione dell’archetipo mitico appartiene l’ignoranza di essere tale e una volta che si sia verificato il passo fatale della consapevolezza da quando la cultura occidentale ha criticamente fondato l’idea stessa di mito l’originale creatività della mente mitica è irrimediabilmente perduta, non resta che l’elaborazione e la reinterpretazione secondo le nuove esigenze ed esperienze.

Dal punto di vista educativo saper utilizzare a scuola, accanto al linguaggio logico - deduttivo, anche quello analogico dei simboli può dimostrarsi molto utile non solo per la comprensione e l’interpretazione della realtà ma anche per attivare negli allievi le motivazioni e le strategie dell’apprendimento.

Tuttavia rimane il dubbio che se la messa in scena rimane confinata fra le attività extra curricolari e la lettura dei testi letterari trovano più nobile collocazione nei programmi, esiste il pericolo che rimanga uno scollamento fra la scuola considerata “seria” e quella ludica cui si tende a dare poca importanza perché svalutata dagli insegnanti, che spesso le considerano una sottrazione di tempo all’impegno di studio e perché gli studenti scelgono attività elettive fuori dalla scuola in ambiti ritenuti più liberi. 
E’ necessario ricomporre questa frattura perché non è sufficiente garantire un bagaglio di conoscenze, ma è necessario che la scuola promuova la crescita degli studenti perché sappiano cosa farne di ciò che hanno imparato. L’attività teatrale, il teatro in generale va inserito in progetti che coinvolgano diversi insegnamenti e che promuovano l’acquisizione di sapere e saper essere. Questo è particolarmente attuabile.


FINALITA’ EDUCATIVE

Dal punto di vista della crescita intellettuale e del senso di sé, il meccanismo della rappresentazione, simulazione e finzione, promuove la crescita dell’individuo e la definizione dell’identità perché si osserva se stessi dall’esterno come personaggi.  
Il palcoscenico è uno spazio su cui misurare se stessi, i propri movimenti in sintonia e in accordo con quelli degli altri personaggi, rapportati a tutti gli elementi presenti sulla scena. Il primo gradino dell’educazione al saper essere consiste anche nella delimitazione degli spazi propri e degli altrui funzionale allo svolgimento di un’azione, alla trasmissione di una comunicazione. La definizione di volumi, spazi, movimenti sulla scena , insieme all’uso di linguaggi parlati e gestuali educano giovani uomini e donne a dare importanza al contesto.

D’altra parte il teatro veicola proprio contenuti e modalità diverse da quelle logico - verbali che tradizionalmente appartengono alla relazione didattica che ha nella capacità di argomentare e ancora di più nella scrittura il modo per fermare e strutturare un pensiero come proiezione di sé, ma anche prodotto osservabile dall’esterno.

IL TEATRO NEL P.O.F.

Per far entrare il teatro a pieno titolo nell’offerta formativa, non si può limitarlo alle attività extracurriculari, o quantomeno queste ultime devono essere complementari,  intrecciate o comunque parte integrante della programmazione della scuola del mattino. Si deve prevedere l’attività teatrale all’interno di percorsi (tematici organizzativi) che coinvolgano diverse discipline. Tutto il teatro ha una forte relazione con i contesti e con la storia, il teatro classico offre una ampia scelta di interpretazioni e letture diacroniche e sincroniche sincroniche e quindi la possibilità di costruire moduli o blocchi pluridisciplinari.

martedì 16 agosto 2022

Difesa dell'ambiente: non basta denunciare, sporcarsi le mani e esporsi, di Patrizia Bonelli

 I ricercatori che si occupano di fauna selvatica devono prendere iniziativa per misure di conservazione e comportarsi da manager, sporcarsi le mani ed esporsi. Un cambiamento di paradigma nell’epoca della sussidiarietà di competenze dal pubblico al privato.

Nell’ editoriale di “Avocetta”, rivista del CISO, Centro Studi Ornitologici, “sporcati le mani ed esponiti” https://www.avocetta.org/articles/vol-45-2-eru-get-your-hands-dirty-and-expose-yourself/ Corrado Battisti, riprendendo l’editoriale di Michele Panuccio, che nel 2018 sulla stessa rivista raccomanda a naturalisti e biologi di rimettere “the boots into the ground” per la ricerca sul campo e la raccolta dati in natura, sposta l’obiettivo molto più avanti. Battisti in particolare raccomanda a rilevatori e studiosi esperti di non fermarsi all’individuazione delle minacce allarmanti e sul relativo impatto su specie e comunità di uccelli, ma di prendere l’iniziativa, perché spesso non è sufficiente denunciare e delegare ad altri soggetti, anche se istituzionali, le misure da prendere.

 Corrado Battisti suggerisce di pensare da manager, cioè di intervenire direttamente, perché spesso anche piccoli interventi possono invertire la tendenza al degrado degli ambienti e alla conseguente diminuzione della fauna selvatica.

Il secondo articolo sempre di Battisti et al. sulla stessa rivista “Applying the Swiss Cheese Theory... ” https://www.avocetta.org/articles/vol-45-2-erp-iforumbsp-bsearching-the-effectiveness-within- conservation-projects-applying-the-swiss-cheese-theory/ prende ad esempio il ripristino di un carnaio per alimentare i nibbi bruni nella riserva di Decima Malafede. Il carnaio, già attivo dal 2013 al 2018 grazie al fatto che Michele come ricercatore poteva evitare passaggi burocratici, non era stato rifornito nei due anni seguenti. E’ stato possibile riattivarlo dopo aver superato il complesso iter burocratico per le autorizzazioni e i controlli di USL e RomaNatura, e alla capacità di assicurare il rifornimento bisettimanale di carne fresca.


 E’ stato così possibile assicurare la presenza di diverse coppie: inoltre, da due anni, un corso di tirocinio valido per i CFU di studenti di Scienze Naturali dell’università “La Sapienza” di Roma, ha anche reso possibile l’osservazione e lo studio dei comportamenti dei Nibbi Bruni nidificanti e degli altri rapaci presenti nella Riserva nel periodo della riproduzione.
Tutti i buchi dello swiss cheese sono stati così allineati consentendo il successo dell’intervento di conservazione. Gli studenti imparano ad affrontare positivamente alcuni problemi di conservazione, cioè a prendere decisioni e a  intervenire concretamente. Dice infatti Corrado Battisti: “…… una volta raccolti ed analizzati i dati, aver fornito raccomandazioni e pubblicato un paper, gli ulteriori passaggi operativi sono spesso delegati ad altri soggetti (es. Enti Pubblici), spesso nemmeno individuati . Si presume quindi che qualcun altro, non ben definito, adotti le raccomandazioni e le soluzioni di conservazione suggerite. Se ciò non avviene, come spesso accade con le specie minacciate e altre criticità, ci si sente frustrati e si cercano i colpevoli (Enti Pubblici inadempienti, dinamiche politiche, mancanza di fondi e così via).
L'attribuzione della colpa è un comportamento conveniente (ma non scientifico!) basato su un pensiero semplificato (de Langhe et al. 2017). Invece gli ornitologi della conservazione devono cambiare il paradigma. Dovrebbero pensare come manager che risolvono i problemi, non passivi ma propositivi. Non dovrebbero solo scrivere le carte, suggerire “raccomandazioni per la conservazione” e delegare le soluzioni, ma dovrebbero pensare operativamente a come cambiare le cose. Il tempo stringe, non c'è più tempo per delegare! Il campionamento e l'analisi dei dati sono importanti, ma sono solo un primo passo per avviare azioni di conservazione (vedi https://scientists4future.org).

 Ovviamente alcuni progetti di conservazione includono azioni complesse che richiedono abilità, operatori, materiali, tecnologie e risorse economiche, spesso al di là delle capacità del singolo ornitologo. Tuttavia, molte soluzioni possono essere raggiunte con poche risorse, coinvolgendo colleghi locali motivati e coordinandosi con esperti. Questi operatori possono anche non avere immediatamente successo, ma poi adatteranno gradualmente le loro azioni adattandole al contesto, migliorando le competenze, fino a raggiungere i risultati attesi. Anche se non si ottengono risultati sugli obiettivi di conservazione, si può ottenere un risultato personale: non si delega, non si rimane frustrati, non si attribuiscono colpe e si fa esperienza! Molti giovani ornitologi fungono da “citizen manager” sporcandosi le mani ed esponendosi, perseguendo piccoli progetti operativi che sommati possono essere considerati un buon risultato.”

Corrado Battisti, PhD “Avocetta”Associate Editor (coordinating the column of applied conservation) ‘Torre Flavia’ LTER research station & University of Rome 3, Applied ecology
Main interests: Wildlife management, problem-solving, threat analysis, disturbance ecology, operational conservation
Contact: corrado.battisti@avocetta.org

venerdì 21 gennaio 2022

Il pianeta azzurro: Settembre a Ventotene, l’ isola Pontina più a sud, di Patrizia Bonelli

 L’antica Pandataria, l’isola vulcanica  più vicina a Roma,  priva di acqua dolce e usata in passato come luogo di esilio e di detenzione, ha trovato un nuovo equilibrio idrico grazie al dissalatore istallato già da qualche tempo, dopo essere stata approvvigionata per gran parte della seconda metà del’900 al 2017 dalle navi cisterna.

L’ isola è stata oggetto di molti studi tra cui quello dell’Istituto Scholè Futuro, ed  è stata inserita nel progetto Hydria sugli antichi metodi di raccolta, conservazione e distribuzione dell’acqua dolce nei paesi del bacino del Mediterraneo. www. hydriaproject.info .  IL progetto poi è entrato nel circuito dei musei dell’acqua.



La splendida Villa Giulia, di cui ormai restano pochi ruderi, prende il nome dalla figlia di Augusto che per prima fu esiliata in quel luogo e, dopo di lei, molte signore di
  rango imperiale. La villa era rifornita di acqua da un sistema che si basava esclusivamente sulla raccolta di acqua piovana. Delle 6 cisterne originali ne rimangono solo due, la più grande  di raccolta sulla parte più alta dell’isola, l’altra, Villa Stefania un poco più in basso, per l’ossigenazione dell’acqua e perciò caratterizzata da corridoi in cui l’acqua fluiva. Le cisterne raccoglievano dagli edifici e dalle strade l’acqua piovana, che, dopo essere stata depurata,  scorreva fino alla villa dove riforniva  piscina, fontane e persino una peschiera. Con la fine dell’impero romano, l’isola fu  abbandonata per secoli.  Alla fine del ‘700 i Borboni decisero di tipolarla e fecero costruire  il centro abitato   principalmente da galeotti che dormivano nella cisterna più grande,  poi chiamata dei carcerati. Le case  erano tutte provviste di una piccola cisterna propria.

La costruzione più prestigiosa dei Borboni  fu, nell’800, il carcere panottico di Santo Stefano, l’isolotto accanto a Ventotene. Seguendo indicazioni illuministe,   il carcere  fu costruito a ferro di cavallo in modo che dalla torretta  centrale si potessero controllare tutte le celle che affacciavano all’interno, “panottico”  appunto. Il cortile interno poi era fatto come le valve di due conchiglie che convogliavano l’acqua piovana,  nella cisterna sottostante.


Oggi il carcere di Santo Stefano è spettrale, uno spirito inquieto per la sofferenza di chi
  vi fu imprigionato, soprattutto briganti ed ergastolani  la cui sorte, prima di quel carcere, sarebbe stata la pena capitale.  Poi vi furono detenuti anche gli oppositori al regime come Sandro Pertini, infine tutta l’isola di Ventotene divenne luogo di confino degli antifascisti. Il carcere fu utilizzato fino al 1965 e uno dei suoi ultimi direttori è ricordato per la sua amministrazione illuminata che consentiva  ai detenuti, anche ergastolani, di lavorare e di avere una vita sociale attiva. Si possono ancora  vedere i terrazzamenti utilizzati per le coltivazioni.  A dimostrazione della familiarità del direttore con i reclusi, sua figlia si sposò nella cornice  del carcere. Ma il piccolo cimitero di croci senza nome accanto al carcere fa male al cuore.Dopo che per anni si è cercato di vendere senza successo il carcere e l’intero isolotto di Santo Stefano  a privati, oggi sembra che il comune voglia restaurarlo e riportarlo alla sua forma originaria per farne un museo e di utilizzare come albergo i manufatti aggiunti nel tempo. Rimaneva aperto il problema dell’acqua dolce,  alla fine del ‘900 si era completamente persa l’abitudine di raccogliere l’acqua piovana e le navi cisterna rifornivano l’isola con grave onere di spesa per la regione Lazio. Oggi con il dissalatore, l’isola ha di nuovo conquistato la propria autonomia e i ventotenesi sono diventati più  responsabili sul consumo dell’acqua. Oggi, infatti,   tutti coloro che hanno un orto o un giardino hanno ripristinato l’uso delle cisterne e raccolgono l’acqua piovana per l’irrigazione.

Il dissalatore non è privo di problemi,  prima fra tutti la mancanza di mineralizzazione dell’acqua, ma sono comunque in via di soluzione.

La vocazione di Ventotene è il mare si pratica molto il diving e lo snorkeling,  c’è una scuola di vela  molto frequentata,  un centro ornitologico di antico insediamento  con il museo della migrazione. Soprattutto l’isola non è diventata “radical chic”, è rimasto un ambiente popolare con  la grande piazza del comune piena di bambini che giocano e anziani che prendono il fresco.